mercoledì 7 ottobre 2009

Good morning, Alife

Amici miei, vicini e lontani: buongiorno!

Ieri sera ho avuto una lunga telefonata con un amico a proposito del Good morning di ieri mattina. Una cordiale discussione che ha riguardato, tra l’altro, il mio dire “stupido” a chi ha partecipato alla manifestazione di sabato sulla libertà di stampa. Poiché ritengo giustissime le obiezioni che mi sono state sollevate – e poiché penso che possano essere comuni ad alcuni di Voi – provo a spiegarmi meglio.

Libertà di stampa. Io appartengo a questo settore, al settore della stampa. Ci lavoro e ci vivo. Non sono iscritto su nessun “libro paga” per "come" devo dire le cose, ma mi pagano affinché commenti - liberamente, da tecnico - le novità normative. Mi è parsa assurda, dunque, quella manifestazione. E chi l'ha condivisa. Mi dispiace tuttavia che i favorevoli di Alife si siano potuti risentire di quel “stupidamente” che ho scritto ieri. Mi dispiace, ma è quello che penso realmente. E sono certo che è lo stesso che anche loro (i favorevoli) pensano di quelli che non condividono (come me) la manifestazione. Fa parte del gioco democratico e della .....libertà di stampa! Dunque, confermo quello che ho scritto con la precisazione, però – se mai ce ne fosse bisogno – che non ho voluto dare dello “stupido” a chi condivide il principio della manifestazione, ma che volveva trattarsi di una maniera un po’ colorita per qualificare (simpaticamente, non offensivamente) chi ha fatto suo l’atteggiamento del manifestare per la libertà di stampa.
Aggiungo dell’altro: penso che la libertà di stampa non è né di destra né di sinistra. Non è né del Pdl né del Pd. Non è del Toro per Alife, né di Leali per Alife, né di Vivi Alife. La libertà di stampa è di tutti i cittadini. Serva questa premessa a spiegare meglio la mia condotta: il mio pensiero – a tratti diffuso anche su questo blog per corrispondere alla fiducia di chi ha condiviso con me l’avventura elettorale e dei cittadini che alle ultime votazioni hanno messo la ics sul simbolo di Vivi Alife – sarà sempre libero, schietto, sincero (spero anche chiaro). Il mio pensiero e il mio agire non sarà mai ponderato o meditato per evitare di “far risentire” qualcuno o chi appartenga a uno schieramento partitico piuttosto che a un altro. Il tifo – dico a chi la pensa diversamente – facciamolo per le squadre di calcio; non per i partiti politici. Se una cosa è giusta bisogna avere il coraggio di applaudire e di condividere, a prescindere da chi sia stato l’autore: Pd o Pdl; Toro per Alife o Vivi Alife o Leali per Alife. Se vogliamo cambiare l’Italia, se vogliamo un Sud migliore, se desideriamo consegnare ai nostri figli un’Alife più vivibile dobbiamo rinnovare la classe dirigente nei punti in cui fa più acqua, senza stare a guardare prima il colore della tessera partitica. Il rischio, altrimenti, è quello di cambiare le persone ma non il modo di amministrare, secondo la nota proprietà commutativa. Vivi Alife – l’ho ripetuto più volte in campagna elettorale – è nato come movimento politico, ma apartitico.

A proposito di stampa, il Portavoce del Comune di Alife, oggi, sul Corriere di Caserta informa che l’Assessore alla P.I. “ha emanato l’avviso rivolto ai genitori che intendono usufruire del sostegno al diritto allo studio per l’anno scolastico che sta per iniziare” (Sì, avete letto bene: che sta per iniziare! Ma se è cominciato da un mese! Boh).
Di Mensa, invece, non si sa più nulla…..tutto messo a tacere. Vi posso anticipare che sono due le ditte che hanno risposto al bando di gara e che tra oggi e domani si deciderà il tutto, compresa la presa d’atto delle varianti dovute al capitolato di appalto. Speriamo bene!

Stamattina ho parlato di Sud: vi lascio un articolo che ho molto apprezzato. Spero lo sarà anche da Voi. Mi sento di appartenere a quelli che vogliono fare "la lotta dura, di generazioni".

Buona giornata e a domattina.
Daniele


Articolo tratto da ItaliaOggi del 7 ottobre

Notizie disperanti da un Sud disperato
di Pierluigi Magnaschi

La somma, di per sé, non avrebbe certo consentito di prevenire il disastro in provincia di Messina. Ma l'utilizzazione che ne è stata fatta dimostra il degrado culturale della pubblica amministrazione siciliana che ha reso ancor più deflagrante il degrado ambientale. Il caso è questo. Venti giorni prima del disastro di Giampilieri, il sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca, ha, del tutto legalmente, pare, prelevato, dai già scarsi fondi destinati all'ufficio che dovrebbe occuparsi della difesa del suolo, la somma di 15 mila euro da destinare «a spese per relazioni pubbliche e di rappresentanza e di funzionamento del sindaco» e 20 mila per «la manutenzione e/o attrezzatura per edifici serventi al culto». Il sindaco, in parole povere, ha dirottato somme destinate al controllo del territorio (da lui evidentemente considerate non prioritarie) a favore della propria propaganda e a beneficio di qualche prete particolarmente insistente. In aggiunta a questo minuscolo ma anche deleteriamente significativo esempio di un costume basato sulla politica di relazioni, c'è il ben più grave e inquietante capitolo delle demolizioni edilizie non effettuate. Anche a Messina, fortunatamente, ci sono dei funzionari che fanno il loro lavoro e che cercano di applicare la legge. La polizia municipale di Messina infatti aveva chiesto la demolizione di 1.191 manufatti abusivi molti dei quali situati nella zona che adesso è stata devastata dal nubifragio. Purtroppo, di queste ordinanze, trattenetevi, non ne è stata eseguita nemmeno una. Anche perché le imprese che avrebbero dovuto eseguire tali demolizioni non si sono presentate alle gare di appalto che quindi sono andate deserte. Come mai non si sono fatte vive le imprese di demolizione, quando invece tutte le altre gare edili, specie in questo periodo di crisi, sono affollate da ditte concorrenti che, pur di aggiudicarsi i lavori, si combattono a suon di ribassi? La spiegazione, in via riservata, viene data dalla stessa polizia comunale di Messina che spiega che i proprietari degli immobili abusivi e spesso anche pericolosi, «potrebbero risentirsi»se si eseguissero le demolizioni . «E che si risentano», risponderebbero a Milano e, sia pure sensibilmente meno, anche a Roma. Infatti quando i proprietari di case abusive destinate alla demolizione «si risentono» a Milano, al massimo si sdraiano davanti alla benna incaricata di effettuare le demolizione stessa. Quando invece «si risentono» a Messina, il demolitore rischia di essere raggiunto da un colpo di arma da fuoco o da un pacco di dinamite nel suo cantiere. Meglio stare al largo, quindi. Purtroppo per lottare contro questa mentalità ambientale ci vorrà una lotta dura, di generazioni.

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