martedì 6 ottobre 2009

Good morning, Alife

Amici miei, vicini e lontani: buongiorno!

Stamattina c’è il mercato ad Alife…. il solito mercato….Tra denunce, ricorsi e appelli resta fermo, lì, il solito mercato ad Alife.

Non voglio cominciare male questo giorno, accendendo inutili polemiche. Perciò cambio registro e vi partecipo una mia piccola gioia che stamattina ho avuto leggendo il quotidiano per cui lavoro, ItaliaOggi. Si tratta di un articolo che mi ha reso (nuovamente) fiero di appartenere a quella truppa d’informazione che è Class: è l’intervento di Paolo Panerai, l’Editore di ItaliaOggi, su “Libertà di stampa? Cosa vuole dire?” (l’articolo lo riporto in fondo a questo post). E’ un intervento molto bello e interessante; vi invito a leggerlo e probabilmente interesserà anche molti di Voi. Come si capisce dal titolo, il pezzo affronta la questione che ha portato assurdamente (per non dire – come io penso – stupidamente) un centinaio di migliaia di persone a scendere nelle piazze sabato scorso.

Ciò detto, la domanda viene spontanea: dalla nostre parti – ad Alife – c’è libertà di stampa?
La mia impressione è questa: più che libertà di stampa c’è “libertà di stampare”. Libertà di dire tutto e di più. I quotidiani locali, infatti – fateci caso – sono pieni zeppi di inciuci e di notizie che notizie non sono: resoconti di incontri, appuntamenti, ricorrenze, etc. etc. Ma l’informazione dov’è? I dibattiti, le opinioni dove stanno? Boh!
Il bello (anzi il brutto) è che anche il nostro Comune, almeno per gli anni passati (vedremo se anche l’attuale Sindaco farà altrettanto), si è allineato a tale andazzo e, dunque, ha sottoscritto appieno un modo di fare “cultura” e “informazione” nelle nostre zone. Come ha fatto? L’ha fatto arruolando un Portavoce, che ha poi regolarmente iscritto a libro paga del Comune di Alife, violando però uno dei principi fondamentali dell’etica professionale del giornalismo e dell’informazione: il Portavoce era (ed è tuttora) “anche” giornalista di una testata locale. Bella logica, questa: notizie che dal produttore (il Comune) arrivano direttamente al consumatore (i cittadini). Poveri noi!

Parlando di quotidiani locali, vediamo che c’è di nuovo stamattina.
BuongiornoCaserta riprende la notizia della “Lettera” scritta dal Consigliere di minoranza del gruppo Leali per Alife al Prefetto e al ministro Brunetta per vedere assicurata la “legalità e la trasparenza” in ordine alla pubblicazione dei dati relativi alle Consulenze del 2008. Vi dico: non condivido pienamente; mi sembra un eccessivo accanimento.
Della serie “consigli non richiesti”, invece, mi sento di suggerire a Leali per Alife di continuare le analisi e le valutazioni sulla questione del Cimitero ad Alife, per far luce sui tanti dubbi da loro stessi avanzati in campagna elettorale. Secondo me questi risultati gioverebbero maggiormente ai cittadini, rispetto al fatto di sapere “chi” e “quanto” (torna l'inciucio) ha preso per una consulenza (diverso sarebbe, invece, se il discorso fosse stato improntato sul capire il “perché” delle consulenze).
La Gazzetta di Caserta riporta invece la notizia delle cinque interrogazioni che ho presentato ieri al Sindaco.

Tutto qua!
Buona giornata e a domattina.
Daniele



Articolo tratto da ItaliaOggi del 6 ottobre

Libertà di stampa? cosa vuol dire?
di Paolo Panerai

Libertà di stampa? Che cosa vuol dire? Troppi diversi valori per non rischiare di essere seppellita in una Babele di interpretazioni. Per i dirigenti del sindacato dei giornalisti, che con l'aiuto di alcuni partiti di sinistra o populisti (e reazionari allo stesso tempo) sono riusciti a far arrivare in piazza per la protesta di sabato 70 forse 90 mila persone, libertà di stampa vuol dire essenzialmente poter attaccare liberamente il capo del governo, Silvio Berlusconi... (...) E imporre allo stesso che non attivi gli strumenti che la legge consente a tutti i cittadini per tutelarsi, attraverso i giudici tanto criticati, da chi a suo giudizio usa la libertà di stampa per offenderlo.
Per il primo obiettivo la Federazione nazionale della stampa non aveva bisogno di indire la manifestazione romana: il diritto a criticare il capo del governo viene esercitato ogni giorno e per più volte al giorno. Per il secondo obiettivo trovo sconcertante che i sindacati dei giornalisti chiedano ai parlamentari con loro nel corteo che tentino, se mai riusciranno a coagulare una maggioranza, di cambiare la legge.
Per Michele Santoro libertà di stampa vuol dire usare ogni mezzo per fare audience, anche ricorrendo a una escort (alias puttana) per suscitare la curiosità voyeuristica degli italiani.
Per Vittorio Feltri libertà di stampa vuol dire condannare i moralisti a fare i conti in pubblico con le loro immoralità nascoste. Infine, per chi lavora a Libero, libertà di stampa vuol dire poter camminare pericolosamente, ogni giorno, sul filo del rasoio della querela avendo allo stesso tempo stipendi da nababbi, senza dare importanza alla ragione per la quale ci sono padroni che sono disposti a pagare quegli stipendi e le perdite che quei giornali accumulano; senza dare importanza all'attività dalla quale quei soldi arrivano; e senza dare importanza al perché, questi pseudoeditori impiegano tanti soldi in attività editoriali.
Lo fanno forse per amore della libertà di stampa? Via, non scherziamo. Quei giornali, quei media sono pistole puntate contro gli avversari e a protezione non solo di se stessi ma anche dei padrini politici e non solo che li proteggono e aiutano. Ma questi colleghi così indifferenti a prestare le loro intelligenze e professionalità a padroni tanto pericolosi non sono soli. I vertici della Fnsi sono perfettamente allineati. Basta che il padrone paghi gli stipendi. Dalle loro bocche, mai una parola sulla degenerazione dei media come strumento di lotta.
Questo giornale crede invece che la ragione per cui i media vengano editati sia fondamentale ai fini della vera libertà di stampa. E sicuramente i giornalisti e la Fnsi potrebbero avere un ruolo decisivo se solo volessero andare al cuore del problema. Tutti i media dovrebbero essere pubblicati con un solo obiettivo: informare e servire chi li compra e chi fruisce del servizio. Questo principio campeggia nel codice etico della categoria, ma a ignorarlo sono in molti. Come ormai, con le regole del gioco completamente saltate, non viene neppure preso in considerazione di separare i fatti dalle opinioni. Il lettore, il telespettatore, l'utente di internet devono sapere prima di tutto i fatti. Poi, se fossero interessati, i commenti e le opinioni. Questo giornale discende direttamente, per la filosofia giornalistica, da Panorama, quello originario, diretto da Lamberto Sechi. Credevamo cosi tanto a quel principio della separazione dei fatti dalle opinioni e altrettanto credevamo (e crediamo tutt'ora) alla necessità che l'imprenditore-editore sia indipendente e interessato solo a servire i lettori e gli utenti, senza altri interessi economici, che per segnare la differenza da oggi ItaliaOggi recupera il vecchio slogan di Panorama sotto la testata del colophon. Appunto i fatti separati dalle opinioni. Invece di lanciare improbabili manifestazioni per generiche e sostanzialmente infondate battaglie a difesa della libertà di stampa, sindacato e colleghi farebbero bene a domandarsi per chi lavorano, per chi si spremono cervello ed energie. Nel mestiere di giornalista lo stipendio non dovrebbe, non deve essere tutto. Esattamente come per i medici o i magistrati.

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