Amici miei, vicini e lontani: buongiorno!
Stamattina c’è il mercato ad Alife…. il solito mercato….
Sono trascorsi quattro mesi dal passaggio di testimone sul Comune (Vitelli-Iannelli). Qualcosa si muove; ma tanto resta immobile, statico. Qualcosa di nuovo, che si muove, che è sotto gli occhi di tutti è il piano traffico, sebbene ancora in evoluzione. Nuova segnaletica ai bordi di strade e piazze; bande rumorose sul tratto di circonvallazione tra caserma dei carabinieri e porta Piedimonte; spartitraffico presso porta Piedimonte; speedybombs (i dossi dissuasori di velocità) in via Gramsci.
Nel Good morning di ieri mattina ho lamentato uno scarso coinvolgimento delle minoranze nelle decisioni amministrative (posso confermare per Vivi Alife, ma credo la situazione non sia diversa e migliore per Leali per Alife). Oh, sia ben chiaro: sono loro la Maggioranza, quelli che hanno avuto più voti (e quanti voti, accidenti!!!): spetta perciò a loro governare. Qui nessuno vuole appropriarsi di un ruolo che non gli spetta e per il quale non è stato votato. Però, non si può negare il diritto di essere informati sulle iniziative che si portano avanti a favore di “tutti” i cittadini e quindi anche di quelli che hanno votato Vivi Alife o Leali per Alife. E se non è di troppo disturbo, si potrebbe provare anche a dare qualche suggerimento; giusto o sbagliato, ma si vorrebbe provare. Prendiamo ad esempio proprio il piano traffico. Non so le intenzioni del Sindaco, cioè se porterà o meno il progetto in Consiglio comunale; credo di no. Comunque sia il risultato non cambia, oramai che i lavori di rimpiazzo della segnaletica sono quasi finiti. Resta però il fatto – di cui mi lamento – che questo dimostra di non “voler” coinvolgere le minoranze. Pensate ad esempio se il Sindaco dovesse portare il piano traffico in Consiglio Comunale: a che servirà, ora che la segnaletica è bella e pronta ai bordi delle strade? Come potrà permettersi un Consigliere di chiedere, senza passare per cretino: “Egregi Consiglieri e Signor Sindaco vogliamo spostare quel senso unico da via Tizio a via Caio?”
Tutto questo lo leggo in perfetta contraddizione con gli auspici e le promesse che il Sindaco ha fatto il giorno dell’insediamento, durante il primo Consiglio Comunale: collaborazione, collaborazione e collaborazione. Ci ha fatto sognare….ma a volte i sogni durano un breve spazio di un mattino!
Non capisco, per fare un altro esempio, neppure l’atteggiamento riguardo alla mensa scolastica: andare avanti con la gara, nonostante le irregolarità del bando. E’ un atteggiamento che leggo come di chi vuole mostrare i muscoli: vado avanti! non mi importa di quelle ciance che alcuni Consiglieri hanno scritto sui manifestini!
Perché? Boh!
Non mi resta che salutarvi.
Prima voglio suggerirvi di leggere due editoriali del grande Ferruccio De Bortoli (nuovamente al timone del Corriere della Sera e speriamo che riporterà presto il quotidiano alla sua proverbiale autonomia). Riguarda sempre il tema della libertà di stampa. Credo interessi molti di voi.
Buona giornata.
Ciao, Daniele
Articoli tratti dal Corriere della Sera del 12 ottobre 2009 (www.corriere.it)
IL DOPPIO ATTACCO AL CORRIERE
Un’informazione libera e corretta
di Ferruccio de Bortoli
Non potevamo ricevere miglior attestato dell’indipendenza del Corriere. Nel giro di due giorni siamo stati attaccati sia da destra sia da sinistra. Al Cavaliere non sono andate giù le inchieste di Bari, svelate per primo dal Corriere, né forse alcune posizioni che abbiamo ospitato sul lodo Alfano, sullo scudo fiscale o la difesa delle regole costituzionali. Marco Travaglio ed Eugenio Scalfari, che ieri hanno scritto sui rispettivi giornali, Il Fatto e la Repubblica, (a loro rispondo a pagina 12) ci rimproverano sostanzialmente di non far parte dell’esercito mediatico che Berlusconi lo vorrebbe mandare a casa senza chiedere agli italiani se sono d’accordo.
Un giornale non è un partito. L’informazione è corretta se fornisce al lettore tutti gli elementi necessari per formarsi, in piena libertà e senza condizionamenti, un’opinione. Non lo è quando amplifica o sottostima una notizia chiedendosi prima se giova o no alla propria parte o al proprio padrone. Ed è quello che sta accadendo oggi: i fatti non sono più separati dalle opinioni. Sono al servizio delle opinioni. I lettori rischiano di essere inconsapevolmente arruolati in due trincee, dalle quali si danno vita a campagne stampa e raccolte di firme. Tutti liberi di farlo, naturalmente. A volte con qualche ottima ragione. Ma senza trattare poi coloro che non vi aderiscono come alleati di fatto del nemico o pavidi spettatori. Gli avvenimenti sono spesso manipolati, piegati alla bisogna. Trionfa la logica dell’attacco personale, della delegittimazione morale. C’è il regime in Italia, come scrivono alcuni giornali stranieri? No, e la pronuncia della Consulta lo dimostra. La libertà di stampa è in pericolo? Le querele sono gravi e da condannare, specie se vengono dal potere a scopo intimidatorio, ma il pluralismo c’è, nonostante tutto. Il premier deve rispondere alle domande? A tutte, anche alle più reiterate e innocue. Purtroppo, però, le regole di base di questa professione sono saltate. Chi non si mette un elmetto e si schiera è un traditore o un venduto, non un professionista al servizio del proprio pubblico.
Una buona e corretta informazione, scriveva Luigi Einaudi, che collaborò a queste colonne, fornisce al cittadino gli ingredienti, non avariati, per deliberare, per essere più responsabile e libero. E non un tifoso ancora più assetato del sangue dell’avversario. Noi restiamo fedeli a questo spirito, nel rispetto dei valori costituzionali e nel tracciato storico di una tradizione liberale e democratica. Al Corriere , che ha le sue idee, si rispettano quelle degli altri. Altrove no. Una tregua è oggi necessaria. Berlusconi ha commesso (anche ieri) i suoi errori. Mostri più rispetto per le istituzioni e per la stampa, anche estera. Gli altri, per la volontà della maggioranza degli elettori. I giornali facciano il proprio dovere, fino in fondo. Il clima conflittuale creato nel Paese ha qualcosa di inquietante e dovrebbe indurre tutti a fermarsi un attimo, a chiedersi se per abbattere l’avversario sia davvero necessario bruciare l’intero edificio civile, istituzioni comprese, mostrando al mondo uno spettacolo ingiusto e amaro. L’Italia vera, per fortuna, è diversa.
IL DIBATTITO SULL’INFORMAZIONE
Una risposta a Scalfari e a Travaglio
di Ferruccio de Bortoli
Marco Travaglio su Il Fatto di ieri, quotidiano al quale formulo i miei auguri, mi accusa sostanzialmente di non avere sufficiente schiena dritta nei confronti del premier. Non condivido in nulla il modo di fare giornalismo di Travaglio, ma ne difendo la libertà d’espressione. Quando ero amministratore delegato della Rcs Libri, alcuni azionisti di questo gruppo (che a volte assomigliano al consiglio di sicurezza dell’Onu, tanto sono diversi fra loro) mi chiesero di non pubblicare più i suoi libri presso la Bur Rizzoli. Io mi opposi fermamente. E non per un calcolo economico. Travaglio ci rimprovera di aver nascosto la notizia di Patrizia D’Addario e poi diventata famosa in tutto il mondo. Non è così. Intanto è stato uno scoop del Corriere . Certo, l’abbiamo pubblicata con la dovuta cautela e tutti punti interrogativi di una vicenda ancora oggi poco chiara. Altri due giornali, che l’hanno avuta prima di noi, non l’hanno pubblicata. E non l’abbiamo trasformata poi in un’eroina del femminismo. Travaglio si lamenta dello spazio eccessivo dato a Marina Berlusconi e a Tarak Ben Ammar, che fanno parte del consiglio di Mediobanca, uno dei nostri azionisti.
Ringrazio Travaglio per avermi formulato questa critica perché mi dà l’opportunità di parlare del mio rapporto con l’azionariato.
Il Corriere ha tra i principali soci la Fiat eppure ciò non ha impedito al giornale di esprimersi contro la concessione di altri incentivi al gruppo torinese. Hanno ragione le piccole aziende e i professionisti a dolersene: i loro dipendenti non sono diversi dagli operai e dagli impiegati del gruppo torinese, specie nel momento in cui la famiglia Agnelli si candida ad acquistare, a debito, la Fideuram da Intesa Sanpaolo.
Anche questa grande banca fa parte dei nostri azionisti. Ne abbiamo svelato il profondo contrasto che divide l’anima piemontese da quella lombarda. E nello scandalo del credito col contagocce, siamo convinti che le piccole banche si stiano comportando meglio delle grandi. E l’Alitalia che è stata salvata da una cordata con dentro molti degli altri nostri azionisti? Un errore, l’ho sempre pensato e scritto.
Devo andare avanti?
E veniamo all’editoriale di Eugenio Scalfari sulla Repubblica che ho trovato ingiusto e insultante. Mi dispiace molto. Scalfari ha letto la mia risposta di venerdì alle accuse del premier, manipolando le mie parole a suo uso e consumo. Lo considero profondamente scorretto. Il paradosso di tutta questa vicenda è che Repubblica ha fatto la sua campagna contro il premier con le notizie pubblicate… dal Corriere . Scalfari tenta di delegittimarmi moralmente perché non abbiamo seguito il suo giornale, querelato dal premier, e non siamo scesi in piazza sotto le bandiere di un partito o di un sindacato. Sulle querele ho già detto quello che penso. Ed Ernesto Galli della Loggia ha preso posizione sul Corriere sul fatto che le querele a Repubblica e all’ Unità fossero sbagliate e gravi. Ma dov’erano lui e il suo giornale quando gli avvocati di Berlusconi, Ghedini e Pecorella (da me chiamati avvocaticchi per le leggi ad personam e per questo condannato) mi citarono in giudizio? E dov’erano lui e il suo giornale quando D’Alema, allora al potere, se la prese con noi fino a proporre la mia cacciata dall’Ordine dei giornalisti? Li ho forse accusati, in quelle occasioni, di essersi accucciati al potere di turno? No, rispettai il loro ruolo, anche se di spettatori. Interessati. Devo andare avanti?
P.s. Ringrazio infine i colleghi di Repubblica che mi hanno espresso solidarietà dopo aver letto le dichiarazioni di Berlusconi alle quali il loro giornale non ha dedicato nemmeno una riga.
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