martedì 3 novembre 2009

Amici miei, vicini e lontani: buongiorno!

Stamattina c’è il mercato ad Alife….ma parliamo di Mensa!
Non mi data colpe, per favore, se torno su questo argomento. Lo faccio perché sono provocato. Sì, sono provocato dall’articolo pubblicato oggi dalla Gazzetta di Caserta con il titolo:
Mensa a scuola, fondi per i meno abbienti
e con occhiello:
Alife. Sugli scudi Maddalena Di Muccio”.

E’ una notizia-bomba, quello che dice l’articolo almeno nell’attacco :
«Il Vice-Sindaco di Alife Maddalena Di Muccio unitamente all’Assessore Tartaglia ha messo a disposizione i buoni mensa per tutti i bambini delle scuole di Alife».
Apro parentesi: l’attacco di un articolo, per definizione, riassume la notizia che viene poi sviluppata nello scritto. Chiusa parentesi.
Signore e Signori, possiamo rivolgerci al Vice Sindaco (o all’Assessore Tartaglia) per ricevere i buoni mensa per i nostri figli…. ma gratis o a pagamento? L’articolo non lo specifica, ma lo lascia intendere su quanto dice immediatamente dopo:
«La number two in più è andata anche in incontro a tutte le giovani madri e famiglie disagiate privilegiandole e mettendo a disposizione dei fondi riservati a tale fascia debole».
Ah, ora si capisce meglio…. O forse no! Insomma, qual è la notizia? Io non l’ho capita, tuttavia mi sforzo e vi dico quello che riesco a percepire. Secondo me (con il beneficio d’inventario) i due componenti della Giunta Iannelli stanno mettendo su qualche misura a favore delle famiglie per alleviare il carico della spesa dei buoni mensa. Se è così, sono veramente curioso di sapere come si stanno organizzando.
Parlo da genitore, non da Consigliere comunale. Quando sono andato a comprare i buoni mensa per i miei figli, sul Comune, ho chiesto chiarimenti sulle modalità di pagamento e sulla previsione di eventuali criteri per la riduzione del prezzo. La risposta (?!?!) è stata: se volete, allegate all’istanza di richiesta del blocchetto buoni mensa un modello Isee; poi sarà il Sindaco a decidere a chi dare un’eventuale riduzione! «Ho capito!?!?», è stata la mia risposta. E non ho allegato alcun modello Isee.

Ma continuiamo con l’articolo.
«Un esempio unico quello di Lady Di Muccio di cui ne sta parlando tutto il Matese» – (oggi guarderò il Tg di Rai3: magari darà un servizio su questa storia!) – «poiché un progetto del genere dai tempi di Carlo Sarro non si vedeva più».
Eh no. Qui dovete aiutarmi, vi supplico. Spiegatemi per favore l’abbinamento: mensa-Di Muccio-Sarro.

Andiamo avanti:
«Grazie a Di Muccio quindi anche i giovani di Alife che sono uguali agli altri bambini possono avere il diritto di studiare e andare a scuola».
(………….) Aiutooooooo, mi sento male! Capite: giovani uguale ai bambini….. etc. etc. diritto… etc. etc. ….mi viene da piangere!
Forza Daniele – mi son detto; cerca di arrivare alla fine dell’articolo.

Facciamolo insieme lo sforzo: recuperiamo le forze e andiamo avanti.
«Non esitano le autorità della città di Rainulfo a complimentarsi con la vice di Iannelli, anche lo stesso primo cittadino è rimasto a bocca aperta del progetto complimentandosi con la sua vice oltre a tutte le autorità alifane».
Sì, è scritto proprio così: il nostro Sindaco è rimasto a bocca aperta! Avrei voluto vederlo. Ci credete voi?

Ma aspettate… come si dice… dulcis in fundo.
Ed infatti leggete come chiude l’articolo:
«Anche il Parroco del Capitolo della Cattedrale di Santa Maria Assunta Mons. Domenico La Cerra, che da sempre è vicino ai cittadini meno fortunati si è complimentato dopo la predica domenicale con Di Muccio».
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXX (Vedi Nota 1)

Finiamola qui. Finiamola con una domanda (che non avrà mai risposta): ma in tutta questa storia, l’Assessore alla P.I che fa? Sta soltanto a guardare? Boh!

E’ il caso di suggerirvi una buona lettura, adesso. Che credo sicuramente condividerete con me.

Non mi resta che salutarvi.
Buona giornata.
Ciao, Daniele


Nota 1 – La parte è stata omessa per evitare incidenti diplomatici



Articolo tratto dal Sole 24 Ore di Domenica 18 ottobre 2009
NON SOLO FINANZA
Educazione disastrata la peggiore delle crisi
di Moisés Naím (Traduzione di Graziella Filipuzzi)

In questi giorni si sente parlare quasi esclusivamente di denaro: fallimenti, salvataggi finanziari e crisi monopolizzano le conversazioni in tutto il mondo. Sebbene questo atteggiamento sia logico, è salutare di tanto in tanto cambiare argomento. Parliamo, per esempio, dell'altra crisi mondiale le cui ripercussioni sono come quelle originate dal crollo della finanza, ovvero la crisi dell'istruzione. In quasi tutti i paesi, la gente ritiene che il proprio sistema educativo sia oltremodo carente. E le statistiche lo confermano. Negli Stati Uniti, ad esempio, tra il 1980 e il 2005, la spesa pubblica per ogni studente di scuola elementare e secondaria aumentò del 73%, così come a crescere fu il numero di insegnanti, riducendo drasticamente il numero di allievi seguiti da ogni docente. Inoltre, sono state attuate diverse iniziative volte a migliorare l'insegnamento.Niente ha funzionato. In quel quarto di secolo, i risultati delle valutazioni sostenute dagli studenti non sono migliorati. I giudizi ottenuti nelle prove di lettura da parte degli studenti di 9, 13 e 17 anni nel 2005 sono stati gli stessi del 1980. Quelli di matematica sono saliti leggermente, ma non in maniera degna di nota. In una conferenza rivolta ai governatori del proprio paese, Bill Gates dichiarò di «essere sbigottito e di vergognarsi» del livello di istruzione superiore e proseguì affermando che «le nostre scuole sono un fallimento, piene di difetti e arretrate. Solo un terzo dei diplomati sono abbastanza preparati per diventare cittadini, lavoratori e studenti universitari».Lo stesso succede in altri paesi. Nello stesso periodo quasi tutti gli stati più ricchi hanno aumentato notevolmente la spesa destinata all'istruzione, e non soltanto hanno fallito nell'impresa di migliorare il sistema, ma in alcuni casi si sono verificate significative involuzioni. Tra il 2000 e il 2006 il rendimento nell'area della lettura da parte degli studenti delle scuole superiori ha subito un notevole passo indietro, tra gli altri, in Spagna, Giappone, Norvegia, Italia, Francia e Russia. I risultati nel campo della matematica sono peggiorati in Francia, Giappone, Belgio ed altri paesi sviluppati, mentre Finlandia e Corea del Sud sono le nazioni che hanno raggiunto i migliori risultati.Inoltre, in contrasto con quanto si verifica negli Stati Uniti, dove l'istruzione superiore d'eccellenza continua a essere di primo livello, in Europa sono poche le università che si collocano tra le migliori. Quest'anno, ad esempio, nella classifica redatta dall'ateneo di Shanghai, solo tre università francesi sono state incluse tra le cento migliori al mondo. Non sono presenti università spagnole o italiane.Se l'istruzione nei paesi ricchi è in crisi, è un disastro in quelli meno sviluppati. In questi ultimi, come nel primo caso, una fetta considerevole del bilancio dello stato è assegnata al settore, senza notevoli miglioramenti nella qualità della formazione. Anche i paesi che hanno raggiunto risultati di successo in altri settori falliscono in ambito educativo. Il Cile, uno dei paesi in via di sviluppo più promettenti al mondo, ha dedicato risorse e attenzione all'istruzione, ma la preparazione degli studenti non ha ottenuto miglioramenti di rilievo. Il grande paradosso in tutto ciò è che "l'istruzione" rappresenta la soluzione offerta in risposta a quasi tutti i problemi che affliggono il mondo. Dalla povertà alla violenza urbana, dalle guerre alla corruzione, a emergere è sempre la stessa soluzione: istruzione, istruzione e più istruzione. Ovunque si vada, un numero infinito di candidati a cariche pubbliche promette di agire quale il presidente (o il governatore o il sindaco) "dell'istruzione". Nonostante il consenso raggiunto rispetto alla questione, la priorità di cui gode e le risorse a essa assegnate, la crisi educativa mondiale non si arresta.Nessuno sa esattamente come agire. Più computer in classe? Stipendi più alti ai docenti? Classi meno numerose? Autonomia dell'istruzione? Centralizzazione? Aumento degli incentivi affinché si stimoli la concorrenza tra scuole e insegnanti? Più risorse destinate al sistema educativo? Ogni strada è stata percorsa, senza raggiungere risultati significativi. Gli studenti di Singapore, ad esempio, sono tra i migliori al mondo. Singapore è uno dei paesi ricchi dove meno risorse vengono destinate all'educazione primaria. Cosa significa tutto ciò? Che la crisi dell'istruzione di cui parliamo è grave anche se non smettiamo di parlare di quella finanziaria. Trovare rimedi alla crisi formativa è altrettanto importante che uscire da questa crisi finanziaria. Nel frattempo, mentre cerchiamo le soluzioni per l'istruzione, non ci resta che pregare che le soluzioni alla crisi finanziaria siano più efficaci di quelle che il mondo ha finora proposto per la sua crisi educativa.

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